Pubblicata il: 17 Luglio 2024
di Antonella Merletto Storica dell’Architettura
I mosaici pavimentali, con la loro storia millenaria e la loro bellezza senza tempo, rappresentano un patrimonio artistico di inestimabile valore, una forma d’arte che ha attraversato i secoli decorando ville, palazzi e luoghi di culto con immagini suggestive e dettagli raffinati.
Essi ci offrono una finestra sul passato, permettendoci di rivivere le atmosfere e le suggestioni di epoche diverse e di apprezzare la maestria e la creatività degli artisti che li hanno realizzati.
Ancora oggi, i mosaici continuano ad affascinare e ad emozionare, dimostrando la loro capacità di adattarsi ai tempi e di dialogare con il pubblico contemporaneo.
La loro storia, ricca di evoluzioni e influenze artistiche, ci permette di immergerci in un affascinante viaggio attraverso le epoche e di scoprire le diverse tecniche e gli stili che hanno caratterizzato questa particolare espressione artistica.
Le prime testimonianze di mosaici pavimentali risalgono al V-IV secolo a.C. in Grecia, dove venivano realizzati con semplici sassolini (“lithostrota”) per rendere i pavimenti in terra battuta più resistenti all’usura e impermeabili.
Con l’espansione dell’Impero Romano, la tecnica si diffuse in tutto il Mediterraneo, raggiungendo una notevole raffinatezza e complessità. Le tessere, inizialmente di pietra e terracotta, si arricchirono di materiali preziosi come marmo, vetro e madreperla, dando vita a composizioni policrome di grande impatto visivo.
Nell’epoca romana, i mosaici pavimentali conobbero il loro massimo splendore.
Ville patrizie, terme e grandi edifici pubblici vennero impreziositi da mosaici che raffiguravano scene mitologiche, paesaggi, motivi geometrici e persino ritratti. La tecnica raggiunse un livello elevatissimo, con tessere minuscole (“opus tessellatum”) che permettevano di realizzare dettagli incredibilmente precisi e sfumature cromatiche raffinate.
L’Impero Bizantino ereditò la tradizione romana, portandola a nuovi livelli di virtuosismo. I mosaici bizantini, caratterizzati da una forte carica simbolica e religiosa, decoravano le basiliche e i palazzi imperiali con immagini sacre, imperatori e scene bibliche. La tecnica dell’opus sectile, che prevedeva l’utilizzo di tessere di grandi dimensioni, creava effetti di grande luminosità e preziosità.
Nel Medioevo, l’arte musiva subì un declino dovuto a fattori economici e politici. Tuttavia, la tradizione non si estinse completamente e i mosaici continuarono ad essere utilizzati, soprattutto per decorare le pavimentazioni di chiese e abbazie.
Tra gli esempi più significativi, ricordiamo il mosaico del Duomo di Otranto, risalente al XII secolo. Con il Rinascimento, vi è una riscoperta dell’arte musiva, anche se con un rinnovato linguaggio espressivo. I mosaici rinascimentali, ispirati all’arte classica, si caratterizzano per una maggiore prospettiva, un uso più naturalistico delle figure umane e una ricca gamma di colori.
Nei secoli successivi, il mosaico ha continuato ad evolversi, adattandosi ai nuovi stili e alle nuove esigenze artistiche.
Dall’Art Nouveau al Novecento, artisti come Gustav Klimt e Paul Klee hanno sperimentato nuove tecniche e nuovi materiali, dando vita a mosaici di grande originalità e valore espressivo.
Oggi, il mosaico è ancora un’arte viva e in continua evoluzione. Artisti contemporanei utilizzano questa tecnica per creare opere innovative e sorprendenti, esplorando nuove frontiere espressive e dialogando con i linguaggi artistici del presente.